Museo Archeologico Lanciani

Statua dell'Ercole fanciullo

La statua, in marmo bianco a grana fine, è stata rinvenuta nel 1985 durante un’aratura a Guidonia Montecelio (RM) in località Tenuta del Cavaliere, nell’area della villa romana della Domus Galloniana. L’opera, di cui rimane poco più che il busto da sopra l’ombelico, raffigura un fanciullo presentato frontalmente, ma con la testa lievemente ruotata verso destra. La figura era parzialmente rivestita solo della leonté, la pelle del leone Nemeo, che fu il ‘trofeo’ della prima delle dodici fatiche compiute da Ercole e che divenne, insieme alla clava, l’attributo più ricorrente, oltre che unico vestimento ed elmo, nell’iconografia dell’eroe-dio. Il braccio sinistro era piegato in avanti e teneva quasi sicuramente nella mano i pomi d’oro delle Esperidi, conquista dell’undicesima fatica; il braccio destro, invece, steso lungo il fianco, doveva impugnare la clava abbassata o reggerla se poggiata a terra, meno probabilmente era piegato nell’atto di sollevarla. Secondo l’unica analisi stilistica sinora condotta (a cura di Taglietti) nel ritratto sarebbero da vedere, insieme ai caratteri individuali, reminiscenze di origine greca: la resa della capigliatura sopra la fronte ricondurrebbe a tipi atletici greci del IV a.C. e a un modello originario si rifarebbero il collo possente e il rigonfiamento dei muscoli delle sopracciglia.

Gli attributi e la postura corrispondono a uno dei tipi iconografici con cui veniva raffigurato Ercole fanciullo, tipi che derivano da un prototipo ellenistico ed evidenziano notevoli varianti, ma che presentano il dio colto in un momento più vicino alla puerizia, con viso tondo e paffuto e corpo dalle forme morbide e carnose. La statua conservata presso il Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” è tuttavia diversa. Essa non ritrae il dio, bensì un giovane in età adolescenziale dal fisico asciutto, con la muscolatura definita, ma non ancora sviluppata, la testa dalla solida struttura ovale che contrasta con le spalle ancora minute e i tratti fisionomici ben marcati.

La scultura è parte della statua-ritratto di un giovinetto, che è lecito identificare con un rampollo dei proprietari della Domus Galloniana, ove è stata casualmente ritrovata nel corso dei citati lavori agricoli. È questa un’estesa villa, che fu parzialmente riportata alla luce nel 1998-99 al X miglio della via Tiburtina, entro il limite Ovest del territorio dell’antica Tibur (Tivoli), databile fra I sec. a.C.-I d.C. e il periodo tardo-antico, disposta su più livelli terrazzati, con ambienti residenziali e funzionali, cisterne, canalizzazioni e un giardino racchiuso da un recinto. In una lastra marmorea, ivi scoperta, della media età imperiale, si legge che il procurator dei due proprietari Gallonii, Niger e Fronto, appartenenti alla classe equestre o senatoria, dedicò, in seguito a un voto, la Domus Galloniana, ovvero la familia che abitava la villa, ad Hercules, definito Sospitalis (“protettore”) e Custos (“custode”). Anche se la villa fu impropriamente denominata “dell’Ercole fanciullo”, sulla base dell’erronea identificazione dell’opera in mostra come un vero Ercole, non v’è dubbio che ebbe uno stretto legame con il dio, alla cui tutela fu affidata.

La datazione dell’opera, per i particolari dell’occhio incisi, l’uso del trapano nell’esecuzione dei capelli e delle zampe della leonté e per il contesto di rinvenimento, si orienta, come per l’iscrizione, verso la fine del II-inizi del III secolo. Fu rubata dai depositi dell’Area archeologica di Villa Adriana a Tivoli (Roma) e infine recuperata a Londra dal Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza nel 1996.