Museo Archeologico Lanciani

Vita quotidiana a Corniculum

Attraverso le parole dello storico Tito Livio (Ab Urbe condita, I, 38) si apprende della prima notizia sull’esistenza del centro protostorico e arcaico di Corniculum, uno dei clara oppida conquistati da Tarquinio Prisco (616-578 a.C.) durante le guerre contro i popoli latini tra il Tevere e l’Aniene. Un’altra fonte autorevolissima fornisce una descrizione dettagliata della presa di questo centro, arricchendo di particolari la prima storia dell’insediamento di Corniculum. A Dionigi di Alicarnasso nelle sue Antichità Romane (I, 16; 50) si deve la precisazione topografica sulla collocazione del sito, poiché posto nei monti denominati “Cornicolani”, esattamente come ancora oggi sono designate le alture che ospitano gli abitati di Montecelio e Sant’Angelo Romano, con l’insediamento diruto di Poggio Cesi.

Le attente ricerche archeologiche condotte dagli studiosi della Sezione Cornicolana del Gruppo Archeologico Latino “Latium Vetus” avevano individuato, già a partire dagli anni Ottanta, elementi che delineavano la topografia del centro protostorico sorto occupando l’altura di Montecelio, sopravvissuto almeno fino al IV-III sec. a.C. (età medio-repubblicana).

I reperti conservati all’interno del Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” documentano la vita quotidiana del centro arcaico di Corniculum, il quale doveva articolarsi in una serie di capanne, distanti tra loro, che si estenderanno durante l’Età del Ferro nel colle attiguo. In età arcaica (VI-V sec. a.C.) il centro assumerà caratteri più definiti con l’articolazione di aree e edifici con specifiche funzioni. La sommità del colle di Montecelio, che ancora oggi ospita le vestigia della rocca medievale e del tempietto romano di età imperiale, venne progressivamente fortificata (arx) provvedendo ad una sistemazione di tipo difensivo intorno ad un’area sacra, testimoniata da blocchi di tufo di forma poligonale e dalla presenza di ex voto fittili. Il lato occidentale della sella tra le due alture di Montecelio e Monte Albano, invece, venne fortificato con la creazione di un vallum, una fossa larga m 7 e argine di più di m 4 con blocchi sbozzati di calcare e terrapieno. Numerose sono anche le testimonianze di silos piriformi, scavati nel calcare tenero e rinvenuti nei sotterranei di molte abitazioni del borgo di Montecelio in quanto intaccati da costruzioni successive.

I materiali più antichi esposti all’interno della sala dedicata a Corniculum provengono da via Santa Maria, asse viario che dall’attuale piazza del borgo di Montecelio, procede in discesa lambendo le pendici occidentali di Monte Albano. Tutti i reperti sono riferibili all’ultima fase del Bronzo finale (X-IX sec. a.C.). Tra di essi spicca, per dimensioni, il grande dolio in terracotta, dal diametro di cm 70, con corpo biconico e ampia spalla decorata con tre grandi svastiche tracciate con pettine a otto punte e impressioni a cordicella. Le tracce nerastre conservato all’interno del manufatto hanno permesso l’identificazione di materiali organici riferibili a residui oleosi, forse olio di oliva, derivato dallo sfruttamento dell’oleastro. Non mancano le testimonianze sulle modalità del cucinare, le quali offrono una finestra di conoscenza sulla società che abitava a Corniculum. Tra gli oggetti utilizzati per la cottura e la conservazione degli alimenti si possono osservare olle biconiche decorate a meandro continuo, con metope, con triangoli e cuppelle, una ciotola-coperchio, nonché una grande situla con cordone plastico liscio parallelo all’orlo. Completano la sala i grossi pesi (o supporto di spiedi) con foro passante e alcuni materiali riferibili ad attività domestiche, tra cui la filatura e la tessitura (fuseruole, rocchetti e pesi da telaio) o la lavorazione del latte (colini in terracotta).